Quindi avremo Valentina "quella con gli occhi blu", Linda "quella con le gambe lunghe", Martina "che vede solo i film tratti dai libri e non il contrario" e Elisa "quella che parla solo di Jane Austen".
Ma come, questo non significa classificarle? Certo che sì! Sarebbe impossibile farsi un'idea di chi si ha davanti, ma essere giudicati o suddivisi in base alle proprie idee, passioni, tratti distintivi che chiunque può avere e che in questo caso vengono ricollegati ad una persona, è del tutto normale e tende a mettere in ombra i lati ghettizzanti.
Magari Martina non ha tempo per leggere i libri e si accontenta di vedere i film, o magari odia leggere e basta, chi può dirlo se non lei? Ed eccoci arrivati alla domanda: ci interessa scoprirlo? Ci interessa parlare ancora con Martina? Nel frattempo avremo scoperto anche che le spunta sul viso un sorriso molto dolce quando parla del suo cagnolino e che i suoi capelli profumano di pesca.
Se tutte le persone che incontriamo per strada le avessimo prima conosciute tramite lettere o più modernamente via internet, senza foto a farci spuntare in testa pregiudizi da cui partire per incasellare tutti in sottocategorie del genere umano basate solo sull'estetica, probabilmente inizieremmo a vedere la gente per com'è dentro e non per i fianchi larghi, l'occhio pigro o le braccia grosse.
Ovviamente non è possibile chiuderci in uno sgabuzzino con un notebook come unica finestra sul mondo, ma possiamo farci conoscere e riconoscere per tutto quello che siamo e non solo per le cosce rotonde. Impariamo a valorizzare noi stesse esternamente per aiutarci ad amare noi stesse internamente. La sicurezza che ne trarremo ci farà vedere in modo differente anche agli occhi degli altri.
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